domenica 30 agosto 2009

E con la rosa a Cascia sboccia il tartufo

[...]Per Cascia le rose di Santa Rita rappresentano l'emblema di un mondo di devozione e organizzazione.
Quasi un monumento è il roseto posto a guardia dell'ingresso cittadino e la storia racconta che fu proprio la Santa l'artefice della prima fioritura invernale e di quello che è poi diventato il roseto miracoloso nel convento delle agostiniane.
Era il gennaio del 1447, rigido e nevoso. Una parente da Roccaporena era venuta a farle visita. Prima di congedarsi, le aveva chiesto se avesse bisogno di qualcosa. Rita le fece una richiesta singolare per la stagione: due fichi maturi e una rosa. La parente la salutò perplessa. Ma quando andò nell'orto di casa sua, con stupore vide che nel roseto spoglio e innevato era fiorita una rosa e che l'albero del fico portava due frutti già maturi.
L'ultimo desiderio terreno di Rita era stato miracolosamente soddisfatto. In ricordo di quest'episodio, Rita è rappresentata con una rosa tra le mani. E il 22 maggio, anniversario della morte avvenuta nel 1447, vengono distribuite rose rosse davanti ad ogni chiesa intitolata alla Santa.
Sul filo di questa storia, il comune di Cascia da tempo sviluppa progetti: un roseto all'ingresso della città e la prima mostra mercato del tartufo estivo e della rosa, Aestivum, che si è tenuta quest'anno ad agosto, ne sono un esempio.
Anche se, in realtà, c'è chi a questo binomio mette un freno. Se non altro a livello biologico. Domizia Donnini, della facoltà di Agraria dell'Università di Perugia, aspetta ancora dati scientifici per poter affermare che tra roseti e tartufi possa parlarsi di relazione simbiotica.
In sostanza – spiega la ricercatrice – i tartufi non si generano tra le radici delle rose. D'altra parte, la convinzione che tra essi esista comunque un rapporto ecologico e ambientale, sostiene l'entusiasmo contagioso di Domenico Bigioni, il presidente del Get (Gruppo Europeo Tuber), l'organismo trans-nazionale che associa le tre grandi federazioni italiana, francese e spagnola del tartufo.
Domenico Bigioni è considerato il "grande vecchio" del tartufo italiano.
Di certo è stato il primo italiano a guidare questo organismo internazionale nato in Francia nel 1998.
Originario di Leonessa, in provincia di Rieti, dove è tornato a vivere dopo un'avventurosa attività per le regioni tartuficole d'Europa e dopo aver fatto il dirigente d'azienda.
Ha collaborato con enti di ricerca e di diffusione della cultura del tartufo; ha fondato prima le Associazioni regionali di Liguria e Lazio dei tartufai e poi, con altri operatori, la Federazione Nazionale delle Associazioni dei Tartufai e dei Tartuficoltori di cui è presidente; ha contribuito, tra l'altro, alla nascita dello stesso Get.
Dirige pure una rivista dedicata al tartufo, Tuber, e prosegue nell'ardua opera di unificazione dell'Italia del tartufo; dopo aver accompagnato molte delle più significative iniziative associative e promozionali nelle aree storiche delle regioni centro-settentrionali, sta dedicando da qualche tempo anche molte energie alle realtà tartuficole emergenti dell'Italia meridionale, le Puglie, la Basilicata, la Calabria, la Campania, la Sicilia.
Un grande cultore della materia, insomma.
Di certo, è stato lui ad accendere la scintilla nella mente dell'amministrazione che ha realizzato a Cascia la prima edizione di Aestivum e che, in nome delle rose di Santa Rita, ha messo insieme tartuficoltori e floricoltori.
"Sono stato io – ribadisce – a parlarne qualche tempo fa al sindaco."
Gino Emili non ha meditato a lungo per dare gambe all'evento. Ha così messo a punto la kermesse chiamando la Event by Event srl di Fabrizio Gentili per curare l'organizzazione.
L'iniziativa ha fatto subito breccia e riaperto un dibattito sulla fondatezza, o meno, del rapporto tra rose e tartufi estivi.
Ora, però, bisognerà attendere l'esito delle ricerche che l'Università di Perugia ha promesso di intraprendere.
E chissà che Santa Rita non riesca, con le sue rose, a fare questo miracolo, nobilitando anche il povero "scorzone".

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