domenica 27 luglio 2008

La chiesa di Sant'Antonio Abate


La chiesa di Sant'Antonio Abate costituisce il secondo polo del circuito museale urbano di Cascia.
Risalente, con l'annesso monastero benedettino, forse al sec. XI essa fu riedificata tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo. Nel 1709 fu ricostruita tutta la parte anteriore che aveva subito danni nel terremoto del 1703. Le trasformazioni apportate all'edificio hanno risparmiato il presbiterio e il coro delle monache che custodiscono importanti affreschi dei secoli XIV e XV.

I dipinti del presbiterio raffigurano: gli Evangelisti nella volta; sulle pareti, disposti su tre registri, sedici episodi della Vita di S. Antonio Abate e un'Annunciazione. Nell'arco trionfale sono dodici medaglioni con busti di Apostoli e, sui fianchi dei pilastri, entro edicole gotiche, le figure intere dei SS. Pietro e Paolo. Sulla parete di fondo, sopra la grata in ferro battuto di comunicazione con il coro delle monache (sec. XVI), è raffigurata una Madonna col Bambino e due Angeli. Sulla parete sinistra, al livello del secondo registro, si apre una monofora trilobata nei cui sguanci sono dipinti in alto il Volto di Cristo e, ai lati, S. Scolastica S. Caterina d'Alessandria. In basso sono dipinti dei riquadri a finto marmo.
Anche l'arco trionfale era completamente dipinto; dopo i lavori di ristrutturazione settecenteschi dell'edificio ne sopravvivono solo alcuni frammenti: un'Incoronazione della Vergine sopra l'arco; a destra nell'ordine superiore rimane una figura maschile, in quello inferiore si legge un brano di una Deposizione dalla Croce.

Il ciclo delle Storie di S. Antonio Abate si ispira alle Vite dei SS. Padri, opera probabilmente dovuta al Beato Simone Fidati di Cascia (1285-1348). Gli episodi illustrati sono: Vocazione di S. Antonio; Donazione dei beni ai poveri; Vestizione del santo; Prima tentazione; Altra tentazione; Ricostruzione dell'oratorio; Cacciata del serpente; Apparizione di un angelo al re di Palestina; Invio di una carovana da parte del re; Arrivo della carovana presso la spelonca; Apparizione del demonio; Incontro con l'eremita Paolo; Visita dei due santi eremiti ad altri monaci; Apparizione del corvo a S. Antonio e a S. Paolo; Morte dell'eremita Paolo; Funerali di S. Antonio.

Essi sono caratterizzati da un gusto vivacemente illustrativo, in cui spunti senesi si uniscono all'influenza del linguaggio tardogotico nella rappresentazione di un mondo affascinante ed incantato di chiara impronta cortese. Ne è testimonianza non solo la raffigurazione delle eleganti figure che compaiono nella scena della Conversione, quanto soprattutto l'insistita attenzione verso gli elementi naturalistici di cui sono ricche le storie eremitiche, ambientate su fondali rocciosi o silvani, popolati da animali fantastici (il serpente) o esotici (i cammelli, i leoni), e l'atmosfera sospesa che si accompagna al miracolo.
In tutte le scene si nota questo gusto felicemente descrittivo verso ambienti e personaggi, favolistico, che indugia nell'analisi degli indumenti, delle rocce aspre, delle erbe e del diverso fogliame di alberi e cespugli, delle architetture descritte fin nei minimi particolari decorativi. La stessa propensione verso l'ornamento si realizza nella decorazione a fasce a finto mosaico che copre i costoloni della volta e prosegue nelle cornici che delimitano ogni episodio della vita del Santo. Tra l'équipe di artisti che lavorò alla decorazione del presbiterio si distingue il Maestro della Dormitio di Terni, un importante pittore umbro attivo tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo.

Di diverso avviso è F. Todini (1989) che assegna la decorazione del presbiterio ad un pittore da lui chiamato Maestro del Trittico di Terni e indicato come seguace del Maestro della Dormitio di Terni e in stretto rapporto con la pittura spoletina.
Il ciclo che decora l'ex coro delle monache illustra le Storie della Vita di Cristo ed è opera firmata nel 1461 da Nicola da Siena.
Le sedici scene, disposte lungo le pareti, sono divise in due registri, fatta eccezione per il dipinto di fondo con la grande scena del Calvario, sulla parete destra, e illustrano: l'Ingresso a Gerusalemme; l'Ultima Cena; la Lavanda dei piedi; l'Orazione nell'orto; la Cattura di Cristo; la Flagellazione; l'Incoronazione di spine; Gesù davanti a Pilato; Ascesa al Monte Calvario; la Crocifissione; il Calvario; Deposizione dalla Croce; le Pie donne al sepolcro; Discesa al Limbo; Resurrezione; Apparizione alla Maddalena.

Le scene dell'ordine superiore sono divise da finti pilastri con girali floreali, che racchiudono al centro un medaglione con volti femminili e maschili; quelle dell'ordine inferiore da colonne tortili che sostengono una trabeazione; sotto le scene le pareti sono occupate da una decorazione a finti drappi.
Nella volta: Cristo giudice tra Angeli e le quattro Virtù cardinali.
In questo ciclo pittorico Nicola da Siena mostra un linguaggio tardogotico di vivace e disinvolta narrazione coniugato alle espressive formule dei Trecentisti umbri rivissute attraverso Bartolomeo di Tommaso da Foligno, cui lo aveva legato un sodalizio artistico. Alla scelta verso questo linguaggio non dovette certo essere estranea la committenza monastica.
Da segnalare gli altari settecenteschi che si trovano lungo la navata.
Nel primo altare destro si trova una tela raffigurante S. Michele Arcangelo. Nel primo altare sinistro, entro una mostra lignea dipinta e dorata, sono le statue di S. Paolo, S. Antonio Abate e S. Pietro Celestino. Il secondo altare destro ospita le statue di S. Mauro Abate, S. Benedetto e S. Scolastica. Dopo quest'altare si trova un pulpito di legno dipinto, i cui pannelli, divisi da paraste scanalate con capitelli dorati, sono decorati a motivi vegetali.
Sul terzo altare destro, entro una mostra lignea con colonne scanalate e dorate, si trova una tela raffigurante l'Immacolata Concezione datata 1658 e firmata da A. Carocci. Nella cimasa Padre Eterno benedicente. Tutti gli altari hanno un paliotto dipinto su tela a motivi floreali. Quello sull'altare dedicato a S. Antonio Abate ha, al centro, la raffigurazione del Santo entro una formella esagonale.

Sull'altare maggiore si trova un tabernacolo (foto n°1939) ligneo dorato e intagliato a forma di tempietto a tre ordini di piani ottagonali. Nel piano più basso gli sportelli, inquadrati da colonnine che sostengono una trabeazione, sono dipinti con scene: Cristo nell'orto, Flagellazione, Incoronazione di spine, Cristo nel sepolcro. Gli spigoli smussati formano nicchie che ospitavano piccole statue. Nel secondo piano, coronato da una piccola balaustra, colonnine si alternano a nicchie, alcune delle quali ancora ospitano delle statue.
La costruzione termina con una seconda balaustra attorniante il tiburio e la cupola a costoloni e squame con, al culmine, la statua di Cristo risorto. L'opera risale al sec. XVI.
Nella controfacciata è collocato un organo del sec. XVII.
L'ex coro delle monache custodisce un gruppo ligneo raffigurante Tobiolo e l'Angelo.
In un andito tra la chiesa e l'ex monastero si conservano una Madonna col Bambino e i Santi Michele Arcangelo e Antonio Abate di Paolo da Visso e un S. Giorgio di Domenico da Leonessa (1461). Il primo è un pittore di formazione marchigiana. Influenzato dalla cultura senese e in particolare dal Sassetta, di cui a lui interessano più le soluzioni ritmiche e lineari che le ricerche in senso prospettico e di articolazione spaziale. Rifondendo quest'elemento senese con influssi umbro-marchigiani, come l'espressionismo di Bartolomeo di Tommaso, in Paolo più temperato, crea uno stile di sapore ancora tardogotico ma con accenni alla nuova cultura rinascimentale. Domenico da Leonessa è un pittore di immagini votive, di gusto tardogotico, attivo nell'Umbria meridionale poco dopo la metà del sec. XV.

Martedì: dalle 10.30 alle 12.30
Mercoledì: dalle 15.30 alle 17.30
Venerdì: dalle 11.30 alle 13.00

Indirizzo: Piazza Aldo Moro 06043 - Cascia (Perugia, Italy)
Telefono: (+39) 0743 751010.

eccola sulla mappa:







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